Date: Wed, 10 Jul 1996 08:08:30 +0200 (METDST) From: fam0393-AT-iperbole.bologna.it (Cyber Joker) IL COORDINAMENTO DEI COLLETTIVI FEMMINISTI DI ROMA: UN PERCORSO DI RELAZIONI TRA DONNE. Quando si parla di relazioni fra donne, si definisce un sistema alternativo di comunicazione e di scambio di esperienze. Un sistema cio=E8 che affermi una modalit=E0 di rapporti al di fuori degli schemi ufficializzati della comunicazione e dell'organizzazione tra individui. All'interno dei luoghi della politica tradizionale, infatti, molte pratiche di relazione si sono incancrenite in forme verticistiche e autoritarie che poco rispondono alle esigenze di discussione e di lotta; e in un panorama impoverito dall'aridit=E0=92 dei linguaggi e dei comportamenti, le donne possono affermare contenuti nuovi e antagonisti attraverso pratiche autenticamente rivoluzionarie e innovative; sono in grado, cio=E8, di esprimere l'inesprimibile delle proprie coscienze e del proprio sistema simbolico, in opposizione al simbolico patriarcale. Il passo successivo =E8, naturalmente, porre in atto tali relazioni, traducendole in una pratica che dia respiro e forza motrice alla politica delle donne. Una politica libera dai percorsi obbligati della delega e dei quadri di partito, che chiami le donne alla partecipazione attiva, valorizzando in ognuna soggettivit=E0 ed esperienze individuali. Tale percorso, in apparenza non facile, pu=F2 invece rivelarsi come il pi=F9 naturale per le donne, la cui secolare estraneit=E0 ai meccanismi patriarcali di esercizio del potere ha permesso di ridefinire le regole della politica e della relazione sociale in libert=E0 e coscienza. Naturalmente, tutto questo =E8 ben lungi dall'essere praticato o anche semplicemente condiviso dalla maggior parte delle donne; in realt=E0, la scelta di relazione con le altre =E8 spesso ostacolata non solo dalla difficolt=E0 di mettere in pratica i presupposti teorici, ma anche, talvolta, dall'impossibilit=E0 di affrancare le donne dalla mentalit=E0 e dai rigori di un sistema patriarcale che le ha soggiogate e annullate per secoli. Crediamo che la nascita del Coordinamento dei collettivi femministi romani possa essere considerata come un efficace tentativo di realizzazione di questo percorso. Il Coordinamento dei collettivi femministi romani prende corpo in occasione di una settimana di mobilitazione intorno all'8 marzo. Realt=E0 diverse tra loro per storia individuale e collettiva, si trovano per la prima volta dopo tanti anni a mettere a confronto linguaggi e pratiche diversi con il desiderio di dare forza e visibilit=E0 alla loro soggettivit=E0 politica. Immediatamente dopo la nascita del Coordinamento, lo spostamento a destra di interi blocchi sociali, ormai chiaramente sancito dalla vittoria dell'attuale governo, ha accelerato la messa in atto di una opposizione organizzata, radicale e visibile delle donne. Sentiamo dunque oggi la necessit=E0 di rivolgerci a tutte, perché auspichiamo che un confronto comprensivo di tutte le differenze e di tutte le soggettivit=E0 possa produrre non solo dibattito politico ma anche mobilitazione e lotta. Vorremmo dunque riproporre il fondamento di ogni movimento di liberazione: l'autodeterminazione. Non crediamo con ci=F2 di riportare indietro nel tempo e nello spazio il dibattito che s'=E8 sviluppato a livello teorico in questi anni in certa parte del femminismo e non soltanto. Evidentemente una realt=E0 che con tanta recrudescenza di toni e motivi pone ancora oggi alle donne problemi che si pensavano per sempre risolti, o questioni che tutte credevamo superate o in via di superamento, necessita di nuova riflessione e nuove risposte. Siamo forti della certezza dunque che sia ormai giunto il tempo in cui le pratiche delle relazioni tra donne e dell'esercizio della differenza diventino patrimonio di tante, e che, attraverso i percorsi di ricerca e sperimentazione che caratterizzano il nostro modo di vivere la politica, le donne acquisiscano una parola in grado di dire il mondo e di farsi strumento di comprensione della realt=E0 e di lotta per il rivolgimento dell'esistente. Il concetto di autodeterminazione racchiude in sé una vasta gamma di significati che ruotano intorno all'unico principio della libert=E0 di scelta. Tale principio, fino ad oggi sancito da questo paese, anche se in linea del tutto teorica e senza quasi mai prendere in considerazione le donne, si allontana sempre pi=F9 dalle reali condizioni di vita di tutte e di tutti. Da un punto di vista economico e sociale, il principio della libert=E0 di scelta =E8 oggi inficiato sia per gli uomini che per le donne; la nuova legge finanziaria e la riforma del sistema pensionistico (per citare due dei pi=F9 recenti e iniqui provvedimenti del governo), ci pongono oggi di fronte alla scelta se riprendere in mano il nostro destino e operare una spinta che trasformi lo stato di cose oppure continuare ad annullarci nel processo di restringimento delle possibilit=E0 materiali e di ottundimento delle coscienze (quello stesso che ha portato al potere la formazione di destra). Se le condizioni delle donne, come =E8 norma in questa societ=E0, peggiorano poi in proporzione maggiore rispetto a quelle degli uomini, =E8 proprio dalle donne che vorremmo si levasse un grido riconoscibile tra le voci di dissenso di questi giorni. Di concerto con il tentativo di annullamento dello stato sociale, assistiamo inoltre in questo periodo ad un attacco che ripropone con forza e inasprendole, le regole della cultura patriarcale. Attacco dunque di cui sono bersaglio in prima istanza le donne e tutti coloro che con la loro differenza minacciano i meccanismi motori di questa societ=E0. E' della primavera scorsa il tentativo, solo temporaneamente accantonato, di Alleanza Nazionale (ma sappiamo bene quanta altra parte di consenso raccoglie questa posizione) di introdurre misure restrittive e discriminatorie nei confronti di gay e lesbiche. Mentre pi=F9 recente, sebbene anche questo abbia origini antiche quanto la storia, =E8 il vociare che si agita tra gli uomini di governo e non soltanto sul tema della prostituzione. Ci fa rabbrividire ci=F2 che sulla sessualit=E0 e sul corpo delle donne questi uomini abbiano ancora il coraggio di dire. E l'indignazione profonda non pu=F2 ancora per molto stentare a farsi rabbia. Tanto pi=F9 se a tutto questo si unisce, in una ben concertata confusione di termini, l'attacco violento contro immigrati e immigrate. Tutte siamo rimaste colpite dalla dirompenza e ricchezza delle voci di donne che, a volte inaspettatamente, si sono levate nei dibattiti, ufficiali e non, della Conferenza del Cairo. Queste voci per=F2 non sono sufficienti a modificare l'andamento politico, economico, sociale e culturale di questa terra. Tornate a casa, le donne sono sopraffatte da chi continua da secoli a muovere i fili della storia sul nostro corpo e sulla nostra mente, isolate e rese impotenti dalla mancanza di organizzazione. Rivendicavamo noi qualche anno fa in uno slogan la cui validit=E0 non =E8 stata a tutt'oggi smentita dalla realt_ dei fatti: n=E8 maternit=E0 obbligate n=E8 sterilizzazioni forzate. E con questa semplificazione terminologica individuavamo e individuiamo uno dei fili rossi che in tutto il mondo legano i destini delle donne. E' responsabilit=E0 di ognuna, organizzata con le altre nel proprio paese d'origine o d'adozione, combattere per la libert=E0 di tutte. Anche in Italia ci siamo sentite chiamate ad assumere tale impegno. In questo periodo, siamo nuovamente costrette a prendere la parola sull'interruzione di gravidanza. I termini del dibattito su questo argomento andrebbero secondo noi un po' modificati. Infatti, se fino a qualche tempo fa la discussione poteva incentrarsi sulla polarizzazione dei termini depenalizzazione/legge 194, siamo oggi costrette dall'incalzare degli attacchi del governo da un lato, e dalle rinnovate posizioni retrive e mistificanti della Chiesa cattolica sul concetto di vita dall'altro, a difendere la legge vigente. A molte di noi, letta da un punto di vista etico-filosofico, la legge 194 appare inaccettabile. Questo stato, infatti, espressione della ragione patriarcale, legifera sulla scelta delle donne per quel che riguarda il loro corpo e la loro vita, producendo una norma che le "tutela" come fossero soggetti deboli, sancendo le condizioni e i limiti di questa scelta. Eppure, attaccando questa legge e l'idea, seppur vaga, di autodeterminazione in essa contenuta, la destra tenter=E0 di piegare le donne, di ridurle al silenzio, di ripristinare ruoli sessuali che, grazie soprattutto al movimento femminista, tentavamo di scardinare; riproponendo con violenza e arroganza il controllo sul nostro corpo, si vorrebbero le nostre menti nuovamente assoggettate, per sostenere, come insegnano i "bei tempi andati", un sistema di oppressione, sfruttamento e discriminazione. Inoltre, da un punto di vista politico, questo significherebbe per noi una pericolosa diminuzione del nostro potere contrattuale. Attaccando questa legge, si vuole in realt=E0 distruggere l'apparato simbolico che la sostiene: un movimento forte delle donne, una battaglia epocale da questo condotta, uno stato che =E8 costretto, da questo movimento e da questa battaglia a legiferare in materia di aborto (ricordiamo che la legge 194 fu il frutto di un compromesso cui furono costretti Partito comunista e Democrazia cristiana). Attaccando questa legge, inoltre, si vuole incidere profondamente sulla qualit=E0 di vita delle donne: cosa ci attenderebbe, infatti, nel momento in cui venisse ostacolata, se non impedita, l'interruzione di gravidanza nelle strutture pubbliche? Oppure se venissero definitivamente smantellati i consultori e l'intero apparato informativo sulla maternit=E0 e sulla contraccezione? Se da un lato dunque ci poniamo la necessit=E0 di una battaglia preventiva in difesa dell'applicazione della legge e di quegli articoli la cui modifica restringerebbe di molto la libera scelta delle donne, dall'altro per=F2 non dobbiamo correre il rischio di incentrare questa battaglia su un piano meramente rivendicativo, che porterebbe il movimento delle donne a posizioni di retroguardia e di debolezza. La scommessa =E8 invece quella di riproporre con forza tra le donne il tema dell'autodeterminazione, respingendo gli attacchi del governo e richiamando ciascuna al protagonismo e alla responsabilit=E0 nei confronti di tutte. E che in questa battaglia sia possibile sbilanciare l'equilibrio dell'Italia riproponendo temi che riguardano la vita di tutte e di tutti: la libert=E0 individuale, l'equit=E0 sociale, il rispetto delle differenze. Una scommessa, insomma, contro la mentalit=E0 dilagante e la cultura retriva e fascista. Intraprendere questo percorso =E8 atto di forza, non gi=E0 di debolezza, perch=E8 lo facciamo oggi, libere dal rivendicazionismo che ha invischiato e affossato gran parte del movimento delle donne; lo facciamo oggi, certe del fatto che, parlando di autodeterminazione, parliamo non di specifico femminile ma del mondo. (Ottobre 1994) Coordinamento dei collettivi femministi romani IL COORDINAMENTO DEI COLLETTIVI FEMMINISTI DI ROMA: UN PERCORSO DI RELAZIONI TRA DONNE. Quando si parla di relazioni fra donne, si definisce un sistema alternativo di comunicazione e di scambio di esperienze. Un sistema cio=E8 che affermi una modalit=E0 di rapporti al di fuori degli schemi ufficializzati della comunicazione e dell'organizzazione tra individui. All'interno dei luoghi della politica tradizionale, infatti, molte pratiche di relazione si sono incancrenite in forme verticistiche e autoritarie che poco rispondono alle esigenze di discussione e di lotta; e in un panorama impoverito dall'aridit=E0 dei linguaggi e dei comportamenti, le donne possono affermare contenuti nuovi e antagonisti attraverso pratiche autenticamente rivoluzionarie e innovative; sono in grado, cio=E8, di esprimere l'inesprimibile delle proprie coscienze e del proprio sistema simbolico, in opposizione al simbolico patriarcale. Il passo successivo _, naturalmente, porre in atto tali relazioni, traducendole in una pratica che dia respiro e forza motrice alla politica delle donne. Una politica libera dai percorsi obbligati della delega e dei quadri di partito, che chiami le donne alla partecipazione attiva, valorizzando in ognuna soggettivit=E0 ed esperienze individuali. Tale percorso, in apparenza non facile, pu=F2 invece rivelarsi come il pi=F9 naturale per le donne, la cui secolare estraneit=E0 ai meccanismi patriarcali di esercizio del potere ha permesso di ri-definire le regole della politica e della relazione sociale in libert=E0 e coscienza. Naturalmente, tutto questo =E8 ben lungi dall'essere praticato o anche semplicemente condiviso dalla maggior parte delle donne; in realt=E0, la scelta di relazione con le altre =E8 spesso ostacolata non solo dalla difficolt=E0 di mettere in pratica i presupposti teorici, ma anche, talvolta, dall'impossibilit=E0 di affrancare le donne dalla mentalit=E0 e dai rigori di un sistema patriarcale che le ha soggiogate e annullate per secoli. Crediamo che la nascita del Coordinamento dei collettivi femministi romani possa essere considerata come un efficace tentativo di realizzazione di questo percorso. Il Coordinamento dei collettivi femministi romani prende corpo in occasione di una settimana di mobilitazione intorno all'8 marzo. Realt=E0 diverse tra loro per storia individuale e collettiva, si trovano per la prima volta dopo tanti anni a mettere a confronto linguaggi e pratiche diversi con il desiderio di dare forza e visibilit=E0 alla loro soggettivit=E0 politica. Immediatamente dopo la nascita del Coordinamento, lo spostamento a destra di interi blocchi sociali, ormai chiaramente sancito dalla vittoria dell'attuale governo, ha accelerato la messa in atto di una opposizione organizzata, radicale e visibile delle donne. Sentiamo dunque oggi la necessit=E0 di rivolgerci a tutte, perch=E8 auspichiamo che un confronto comprensivo di tutte le differenze e di tutte le soggettivit=E0 possa produrre non solo dibattito politico ma anche mobilitazione e lotta. Vorremmo dunque riproporre il fondamento di ogni movimento di liberazione: l'autodeterminazione. Non crediamo con ci=F2 di riportare indietro nel tempo e nello spazio il dibattito che s'=E8 sviluppato a livello teorico in questi anni in certa parte del femminismo e non soltanto. Evidentemente una realt=E0 che con tanta recrudescenza di toni e motivi pone ancora oggi alle donne problemi che si pensavano per sempre risolti, o questioni che tutte credevamo superate o in via di superamento, necessita di nuova riflessione e nuove risposte. Siamo forti della certezza dunque che sia ormai giunto il tempo in cui le pratiche delle relazioni tra donne e dell'esercizio della differenza diventino patrimonio di tante, e che, attraverso i percorsi di ricerca e sperimentazione che caratterizzano il nostro modo di vivere la politica, le donne acquisiscano una parola in grado di dire il mondo e di farsi strumento di comprensione della realt=E0 e di lotta per il rivolgimento dell'esistente. Il concetto di autodeterminazione racchiude in sé una vasta gamma di significati che ruotano intorno all'unico principio della libert=E0 di scelta. Tale principio, fino ad oggi sancito da questo paese, anche se in linea del tutto teorica e senza quasi mai prendere in considerazione le donne, si allontana sempre pi=F9 dalle reali condizioni di vita di tutte e di tutti. Da un punto di vista economico e sociale, il principio della libert=E0 di scelta =E8 oggi inficiato sia per gli uomini che per le donne; la nuova legge finanziaria e la riforma del sistema pensionistico (per citare due dei pi=F9 recenti e iniqui provvedimenti del governo), ci pongono oggi di fronte alla scelta se riprendere in mano il nostro destino e operare una spinta che trasformi lo stato di cose oppure continuare ad annullarci nel processo di restringimento delle possibilit=E0 materiali e di ottundimento delle coscienze (quello stesso che ha portato al potere la formazione di destra). Se le condizioni delle donne, come =E8 norma in questa societ=E0, peggiorano poi in proporzione maggiore rispetto a quelle degli uomini, =E8 proprio dalle donne che vorremmo si levasse un grido riconoscibile tra le voci di dissenso di questi giorni. Di concerto con il tentativo di annullamento dello stato sociale, assistiamo inoltre in questo periodo ad un attacco che ripropone con forza e inasprendole, le regole della cultura patriarcale. Attacco dunque di cui sono bersaglio in prima istanza le donne e tutti coloro che con la loro differenza minacciano i meccanismi motori di questa societ=E0. E' della primavera scorsa il tentativo, solo temporaneamente accantonato, di Alleanza Nazionale (ma sappiamo bene quanta altra parte di consenso raccoglie questa posizione) di introdurre misure restrittive e discriminatorie nei confronti di gay e lesbiche. Mentre pi=F9 recente, sebbene anche questo abbia origini antiche quanto la storia, =E8 il vociare che si agita tra gli uomini di governo e non soltanto sul tema della prostituzione. Ci fa rabbrividire ci=F2 che sulla sessualit=E0 e sul corpo delle donne questi uomini abbiano ancora il coraggio di dire. E l'indignazione profonda non pu=F2 ancora per molto stentare a farsi rabbia. Tanto pi=F9 se a tutto questo si unisce, in una ben concertata confusione di termini, l'attacco violento contro immigrati e immigrate. Tutte siamo rimaste colpite dalla dirompenza e ricchezza delle voci di donne che, a volte inaspettatamente, si sono levate nei dibattiti, ufficiali e non, della Conferenza del Cairo. Queste voci per=F2 non sono sufficienti a modificare l'andamento politico, economico, sociale e culturale di questa terra. Tornate a casa, le donne sono sopraffatte da chi continua da secoli a muovere i fili della storia sul nostro corpo e sulla nostra mente, isolate e rese impotenti dalla mancanza di organizzazione. Rivendicavamo noi qualche anno fa in uno slogan la cui validit=E0 non =E8 stata a tutt'oggi smentita dalla realt=E0 dei fatti: n=E8 maternit=E0 obbligate n=E8 sterilizzazioni forzate. E con questa semplificazione terminologica individuavamo e individuiamo uno dei fili rossi che in tutto il mondo legano i destini delle donne. E' responsabilit=E0 di ognuna, organizzata con le altre nel proprio paese d'origine o d'adozione, combattere per la libert=E0 di tutte. Anche in Italia ci siamo sentite chiamate ad assumere tale impegno. In questo periodo, siamo nuovamente costrette a prendere la parola sull'interruzione di gravidanza. I termini del dibattito su questo argomento andrebbero secondo noi un po' modificati. Infatti, se fino a qualche tempo fa la discussione poteva incentrarsi sulla polarizzazione dei termini depenalizzazione/legge 194, siamo oggi costrette dall'incalzare degli attacchi del governo da un lato, e dalle rinnovate posizioni retrive e mistificanti della Chiesa cattolica sul concetto di vita dall'altro, a difendere la legge vigente. A molte di noi, letta da un punto di vista etico-filosofico, la legge 194 appare inaccettabile. Questo stato, infatti, espressione della ragione patriarcale, legifera sulla scelta delle donne per quel che riguarda il loro corpo e la loro vita, producendo una norma che le "tutela" come fossero soggetti deboli, sancendo le condizioni e i limiti di questa scelta. Eppure, attaccando questa legge e l'idea, seppur vaga, di autodeterminazione in essa contenuta, la destra tenter=E0 di piegare le donne, di ridurle al silenzio, di ripristinare ruoli sessuali che, grazie soprattutto al movimento femminista, tentavamo di scardinare; riproponendo con violenza e arroganza il controllo sul nostro corpo, si vorrebbero le nostre menti nuovamente assoggettate, per sostenere, come insegnano i "bei tempi andati", un sistema di oppressione, sfruttamento e discriminazione. Inoltre, da un punto di vista politico, questo significherebbe per noi una pericolosa diminuzione del nostro potere contrattuale. Attaccando questa legge, si vuole in realt=E0 distruggere l'apparato simbolico che la sostiene: un movimento forte delle donne, una battaglia epocale da questo condotta, uno stato che =E8 costretto, da questo movimento e da questa battaglia a legiferare in materia di aborto (ricordiamo che la legge 194 fu il frutto di un compromesso cui furono costretti Partito comunista e Democrazia cristiana). Attaccando questa legge, inoltre, si vuole incidere profondamente sulla qualit=E0 di vita delle donne: cosa ci attenderebbe, infatti, nel momento in cui venisse ostacolata, se non impedita, l'interruzione di gravidanza nelle strutture pubbliche? Oppure se venissero definitivamente smantellati i consultori e l'intero apparato informativo sulla maternit=E0 e sulla contraccezione? Se da un lato dunque ci poniamo la necessita di una battaglia preventiva in difesa dell'applicazione della legge e di quegli articoli la cui modifica restringerebbe di molto la libera scelta delle donne, dall'altro per=F2 non dobbiamo correre il rischio di incentrare questa battaglia su un piano meramente rivendicativo, che porterebbe il movimento delle donne a posizioni di retroguardia e di debolezza. La scommessa =E8 invece quella di riproporre con forza tra le donne il tema dell'autodeterminazione, respingendo gli attacchi del governo e richiamando ciascuna al protagonismo e alla responsabilit=E0 nei confronti di tutte. E che in questa battaglia sia possibile sbilanciare l'equilibrio dell'Italia riproponendo temi che riguardano la vita di tutte e di tutti: la libert=E0 individuale, l'equit=E0 sociale, il rispetto delle differenze. Una scommessa, insomma, contro la mentalit=E0 dilagante e la cultura retriva e fascista. Intraprendere questo percorso =E8 atto di forza, non gi=E0 di debolezza, perché lo facciamo oggi, libere dal rivendicazionismo che ha invischiato e affossato gran parte del movimento delle donne; lo facciamo oggi, certe del fatto che, parlando di autodeterminazione, parliamo non di specifico femminile ma del mondo. =09 Coordinamento dei collettivi femministi romani ------------------------------------------------------------------------- ECN Bologna (European Counter Network) modem 051-520986 Controinformazione Antagonista ++++ stop the execution of Mumia Abu-Jamal ++++ e-mail fam0393-AT-iperbole.bologna.it http://www.geocities.com/Hollywood/2656 ### B O Y C O T T S H E L L ### - remember Ken Saro Wiwa ------------------------------------------------------------------------- --- from list aut-op-sy-AT-lists.village.virginia.edu ---
Display software: ArchTracker © Malgosia Askanas, 2000-2005