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Date: Sat, 6 Jul 1996 10:22:00 +0200 (METDST)
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Subject: indulto o amnistia per i detenuti politici degli anni '70


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** da "Il mattino" di Padova del 05/07/96

INDULTO O AMNISTIA, IN DIRETTA DAGLI ANNI DI PIOMBO
di Aldo Comello

Lo strappo inferto al tessuto istituzionale dalle leggi emesse nella 
stagione del terrorismo, con il loro corredo di premialita', con la 
sospensione di garanzie costituzionalmente previste, e' una ferita ancora 
aperta.
Leggi di guerra, infine, nate sull'onda dell'allarme sociale, anticorpi in 
tempi di infezione delle idee, di scontro senza esclusione di colpi. Ora, a 
diversi lustri dai fatti, si colgono i segni di una volonta' di 
riappacificazione sempre piu' matura, pur se non mancano resistenze.
Il discorso di Scalfaro del 2 giugno da' spessore all'idea di un ritorno 
alla civilta' giuridica che si incarna nel disegno di legge sull'indulto che 
arrivera' all'attenzione della commissione della Camera il prossimo 18 luglio.
Radio Sherwood ha mandato in onda ieri una stimolante trasmissione a cui 
hanno partecipato Luigi Manconi, relatore della legge sull'indulto, il 
senatore Franco Corleone, sottosegretario alla Giustizia, l'onorevole Paolo 
Cento, il ministro agli Affari Sociali, Anna Finocchiaro, ma anche 
fuorusciti come Andrea Morelli e Oreste Scalzone.
In dieci anni furono 6000 le persone coinvolte per reati associativi o atti 
di violenza in procedimenti giudiziari.
Morelli ha ricordato come la legge classificasse arma da guerra una 
bottiglia molotov e non, per esempio, la 44 Magnum, ma soprattutto era la 
contaminazione tra idee presunte e fatti presunti che moltiplicava il peso 
delle pene inflitte: l'accusa di associazione sovversiva e banda armata, una 
volta collegata ad episodi di violenza comportava anche l'accusa di 
detenzione o uso di armi, a volte non individuate.
La diversita' di trattamento tra il delinquente comune ed il politico 
risultava lampante e tutta a favore del primo.
Oggi sono circa 200 le persone ancora detenute per terrorismo e l'iniziativa 
di indulto dovrebbe annullare l'eccesso di pena previsto dalle leggi 
emergenziali a loro carico, provocandone la liberazione o una forte 
riduzione degli anni da scontare.
Raggiungere questo risultato - come ha sottolineato Franco Corleone - non e' 
facile: la legge sull'indulto deve essere approvata dai due terzi dei 
componenti di entrambe le Camere sia articolo per articolo che nella 
votazione finale. Cio' presume un'ampia sensibilizzazione dell'opinione 
pubblica.
Non solo, questa iniziativa lascia 'scoperti' coloro che, a suo tempo, sono 
emigrati per sfuggire all'arresto e al processo, circa 200 anch'essi, 
rifugiati soprattutto in Francia.
'Sono arrivato in Francia che avevo 35 anni - dice Morelli - ora ne ho 50, 
ho un lavoro, una famiglia. Dovevo scontare 4 anni di carcere, ne ho fatti 
15 di esilio. Non e' questa una pena? E rientrare in patria per entrare in 
galera vorrebbe dire vedere tutto distrutto: la mia attivita', i miei affetti'.
Un'amnistia, cancellando il reato, risolverebbe il tutto, ma a tale 
iniziativa, caldeggiata per esempio da Paolo Cento, si oppongono formidabili 
obiezioni di principio: c'e' il timore che, con il reato, si cancelli anche 
la memoria.
Si osserva dallo studio di Radio Sherwood che, cosi', si svia il significato 
della pena che diventa vendetta e non tramite di un reinserimento nella 
societa'.
Scalzone afferma che la soluzione lasciata intravvedere dal Capo dello Stato 
e condivisa dal ministro Flick e' un ibrido tra l'indulto e la grazia. 
Un'invenzione che non puo' non provocare pessimismo.
Del tutto infondata sembra anche a Scalzone l'equazione esilio = pena: 
'Nessuno ha messo nelle mani dei fuorusciti la conchiglia nera 
dell'ostracismo'. 
Scalzone si dice invece d'accordo con quanto sostiene il ministro 
Finocchiaro: 'Una riappacificazione graduale: alla legge sull'indulto 
dovranno seguire iniziative che permettano il rientro in patria dei fuorusciti'.


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