File spoon-archives/aut-op-sy.archive/aut-op-sy_1997/97-02-01.064, message 47


Date: Mon, 27 Jan 1997 21:10:02 +1000
From: sjwright-AT-vaxc.cc.monash.edu.au (Steve Wright)
Subject: dockworkers in Genova


Dave and Graeme's comments on the Liverpool docker co-op proposal reminded
me of something I had read earlier this year about the dockworkers'
association in Genova, which has a long tradition of struggles, taking over
one of the major firms in that port.

So I managed to dig this out. I will try to organise a translation sooner
rather than later . . .

In the meantime, I would very much like to hear what others who know of the
Genovese workers' situation have to say, as well as further reflections on
co-ops/buy-outs as means of survival (or more - or less).

Thanks, Emanuel for prompting this thread and the related discussion of
'responses to welfare cuts'.

Steve



                      [il manifesto] 21 Febbraio 1996

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Il patto della banchina

Dopo anni di guerra, camalli e armatori trovano l'accordo per gestire il
porto di Genova. Nasce cos. la "Consolare Finanziaria"

FRANCO CARLINI - GENOVA

S FILAVANO I TIR e i camion colorati per le strade di Genova. Cento,
duecento veicoli a tutto clackson, molti tapezzati di striscioni per gridare
l'odio (s. l'odio) degli imprenditori portuali e trasportistici contro i
"camalli" genovesi e specialmente contro Paride Batini, il loro console.
Scendevano nei vicoli gli inviati dei giornali e si accomodavano negli
"scagni" di una volta, fantasiosamente raccontando come loro, gli apaches,
gli ultimi soldati giapponesi, gli stalinisti, stavano rovinando la pi.
grande ricchezza di Genova. Era il marzo 1989 e a molti parve l'edizione
rivierasca della marcia dei 40 mila di Torino: classe operaia sconfitta e
arroccata a difendere l'indifendibile contro i ceti medi e imprenditoriali
portatori del nuovo e del moderno.

Ha fatto dunque un certo effetto, venerd. scorso, vedere gli organizzatori
di quella sfilata reazionaria radunarsi nella saletta del consiglio dei
delegati della Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie e l., insieme allo
stesso Batini, annunciare una serie di incroci societari, grazie al quale
lavoreranno tutti insieme sui tre moli Libia, Canepa e Ronco. Alcuni nomi
spiccano, anche perch. furono tra i pi. accesi avversari della "pretesa" dei
portuali di continuare a fare ci. che avevano sempre fatto: lavorare alle
navi.

Si segnalavano dunque, in completi variamente manageriali, l'armatore Bruno
Musso, che con la sua "Vento di Levante" per primo prov. a scaricare senza i
camalli, scatenando una manifestazione a base di barchette che gli
impedirono l'accosto. E i fratelli Messina, che, solo due anni fa, avevano
proclamato che s., sarebbero volentieri tornati a Genova dalla Spezia dove
stavano stretti, ma soltanto se di portuali e di Batini non ci fosse stata
nemmeno l'ombra attorno ai loro vapori. E infine la Fiat, che inaugur. il
porto di Pra-Voltri in totale autonomia funzionale, facendo presidiare da
vigilantes e Digos quel nastro di cemento e poi assumendo ragazzi (e
ragazze) in formazione lavoro, con bassi stipendi e orari da disponibilit.
totale.

51 per cento

Ora dunque c'. una societa per azioni, la Consolare Finanziaria (simbolico e
ovvio il richiamo ai "consoli" delle compagnie portuali) dove il 51 per
cento . della Culmv stessa e dove, a fianco della Sinport (Fiat) entrano
proprio Musso e i fratelli Messina. Un'altra societ., la Multipurpose
Terminal, controllata dalla prima e a vocazione operativa, si candida a
gestire una grande fetta di porto, i tre moli appunto e le aree circostanti.
Qui entrano anche altri bei nomi della portualit. genovese, come il
disastroso presidente del Genoa Aldo Spinelli, Sebastiano Gattorno e le
centinaia di camion della ditta Biasotti.

Come . potuto succedere, e che prospettive apre? Questa storia ha molti
protagonisti, e la Fiat nel bene e nel male . uno di questi. Il suo arrivo
sulle rive del Mar ligure (su aree tutte nuove, pagate dalla mano pubblica
ma concesse solo per lei) ha rappresentato un elemento di rottura ma ha
anche fatto da catalizzatore per nuove reazioni. Per la prima volta i
supposti imprenditori merittimi, tanto abituati a lucrare sui traffici in
maniera parassita, si sono dovuti confrontare con un'azienda che aveva
capitali e cultura industriale, che investiva e che pianificava un suo
futuro, invece che accontentarsi del guadagno a breve su una partita di
caff. o su un carico di giocattoli cinesi. Uno choc per i virtuosi uomini
degli uffici sul porto, per i quali il monopolio dei portuali era divenuto
soltanto un alibi alle proprie incapacit..

I padroni dei tir avevano un unico ingenuo sogno, tipico degli anni '80:
liberateci dei camalli, portate la concorrenza dentro il porto e vedrete che
l'economia dei traffici torner. a fiorire. Effettivamente ci hanno provato:
diversi moli sono stati completamente privatizzati, obbligando i portuali e
stracciare il prezzo della loro forza lavoro pur di portare a casa lo
stipendio. E i terminal si sono messi in concorrenza l'uno con l'altro,
strappandosi l'un l'altro un po' di container con sconti di poche migliaia
di lire. Alla fine molti si sono trovati con poco in mano, mentre il porto e
la citt. nulla avevano ricavato.

A muso duro

Intanto per. la Culmv si era fatta "impresa" e cos., senza soggezione, si
era messa a trattare direttamente con la Fiat. E' stato un lungo cammino di
reciproco avvicinamento, peraltro lungi dall'essere del tutto soddisfacente:
gridano vendetta, per chiunque abbia coscienza sindacale, i contratti di
lavoro dei dipendenti Fiat nel porto; sono livelli di trattamento normativo
ed economico da porto di Lagos: 24 milioni lordi all'anno.

Molti passi intermedi hanno portato ai risultati di oggi e Paride Batini si
. trovato a fondare societ. intermedie, a gestire incroci di capitali,
alleanze ora con l'uno ora con l'altro per spaccare il fronte avverso e
conquistare delle aree dove poter lavorare anche in proprio, e non solo come
fornitore di braccia. Per di pi. avendo perso ogni retroterra politico: non
pi. il Pds, con il quale l'allontanamento era stato reciproco e consensuale,
e non del tutto Rifondazione, che a tutt'oggi storce la bocca di fronte agli
accordi col padronato.

C'. un mito genovese attorno al console dei portuali. Che egli sia un gran
furbo, un abile manovriero spregiudicatissimo nelle mosse e nelle alleanze.
Ma appunto . un mito: certo, se un osservatore esterno rileggesse gli ultimi
dieci anni come in un replay vedrebbe il console scegliere le forme di lotta
pi. dura, come il blocco delle navi di Musso e della Fiat, o la
contrapposizoiopne frontale a Lama, Pizzinato e Trentin, ma anche trattare a
faccia schietta con gli avversari pi. odiosi e agguerriti. Come quella volta
che, per sciogliere una situazione pesantissima, prese su la macchina e, di
domenica mattina, se ne and. in un paesino vicino a Brescia per parlare
direttamente con l'antagonista di allora, il ministro Prandini.

Ma non sfuggir. la testarda coerenza di un gruppo sociale come i portuali
che hanno continuato a tenere al centro una parola oggi molto poco di moda:
il lavoro e la sua dignit.. Che poi . quello che vanno insegnando ai 60
giovani portuali in formazione, tutti figli di "soci di compagnia". Il sogno
. di tornare a esser tanti, tutti orgogliosi e un po' matti come sempre.
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