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Subject: AUT: Immigrati: lavoratori senza diritti
From: karter17-AT-usa.net (Erik)
Date: Wed, 10 Sep 1997 18:19:45 +0200


L'immigrazione dai peasi meno sviluppati a quelli piu' sviluppati, dove
e' presente comunque, nonostante lo sviluppo tecnologico, ancora grande
richiesta di lavori malpagati, faticosi e malsani, sia nel settore
produttivo, che nel terziario, e' un fatto quasi fisiologico in un
pianeta in cui l'economia capitalista ha assorbito ogni angolo e ogni
luogo.

Da un lato l'immigrato, pur di non morire di fame nel proprio paese, e'
disposto ad avventurarsi, magari senza "permesso" (di soggiorno) in un
paese piu' ricco (complessivamente), dove e' pronto a svolgere qualsiasi
tipo di mansione, a qualsiasi condizione. Difficilmente si ribella,
difficilmente puo' farlo.

Dall'altra parte i padroni sono ben contenti di poter utilizzare
manodopera a basso costo, spesso pagata "in nero" (nemmeno secondo i
miserabili minimi sindacali: senza contributi, senza contratto),
facilmente ricattabile, potendo cosi', ancor piu' facilmente, abbassare
il costo del lavoro e renderlo piu' precario per immigrati e non.

In Italia, paese storicamente di emigranti (negli U.S.A., in Canada, in
Svizzera, in Germania, in Brasile, ecc.) l'immigrazione e' iniziata nei
primi anni '70, aumentando prograssivamente con delle notevoli impennate
negli ultimi anni.

I primi ad immigrare in Italia sono stati i lavoratori delle ex-colonie
(Etiopia, Somalia, ecc.), poi da tutta l'Africa; ultimamente, un grande
esodo un grande esodo che investe tutta l'Europa occidentale e' queloo
dei lavoratori dell'Est.
Insisto, parlando di immigrati, nell'usare il termine lavoratori,
perche' voglio combattere innanzitutto il luogo comune, secondo cui gli
immigrati verrebbero qui solo per ingrossare le file della Mafia o della
malavita (spaccio, furti, ecc.).

La stragrande maggioranza degli immigrati in Italia lavora in condizioni
disumane. Le leggi che sono state varate in Italia seguono passo passo
le esigenze del capitale: prima, con la legge Martelli, si e' di fatto
permesso l'ingresso di piu' di un milione di immigrati regolari e quasi
altrettanti irregolari (questo dicono le stime piu' attendibili, ma il
numero dei clandestini e' in realta' sconosciuto); molti sono stati
contattati direttamente nei loro paesi da loschi individui, italiani o
loro connazionali, che procuravano lavoro e permesso di soggiorno; molte
le imprese che se ne sono servite per poi scaricarli, cosi' come (o
peggio) spesso fanno con gli stessi lavoratori italiani.

Alcuni immigrati in Italia, disoccupati e senza famiglia alle spalle,
diventano facilmente "manodopera" della criminalita' organizzata, cosi'
come accade a molti italiani, soprettutto al Sud dove la disoccupazione
giovanile, in alcune citta', tocca vette del 60%.

Nuovi decreti e nuove leggi prevedono di volta in volta espulsioni
immediate per tutti quelli che commettono un reato o vengano trovati
senza lavoro o senza permesso di soggiorno. Nessuna significativa penale
esiste, invece, per chi assume, clandestini o regolari, "in nero", se
non la "regolarizzazione" o il licenziamento di questi.

In buona sostanza i padroni e i "loro governi" ottengono 2 piccioni con
una fava. Da un lato l'abbassamento del costo del lavoro e la
precarizzazione dei lavoratori immigrati e italiani, la
semi-legalizzazione del "lavoro nero", lo sfruttamento di una manodopera
(di lavoratori immigrati) sempre piu' ricattabile, che si trova a non
pter essere messa sotto contratto perche' non ha il "permesso" e, per un
perverso gioco legale, non puo' ottenere il "permesso" perche' non ha un
contratto di lavoro.

Gli immigrati sono cosi' costretti ad obbedire, trovandosi sotto la
continua minaccia dell'espulsione, spesso senza una dimora accettabile,
non garantiti ne' sul piano lavorativo, ne' su quello sanitario, e
devono versare, quando sono assunti sotto contratto legale, i contributi
per una pensione che non avranno mai (visto che gli stessi lavoratori
italiani non sono tanto sicuri di riceverla un giorno). Dall'altro,
alimentando il razzismo, pompando alcuni avvenimenti marginali
attraverso i mass-media, scricano la possibilita' di conflitti sociali
in tensioni razziali tra italiani ed immigrati.

Erik


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