Date: Sun, 26 Nov 1995 22:16:13 -0500 (EST) From: Alex Trotter <uburoi-AT-panix.com> Subject: Re: Cesarano (long and in italiano) I received the following recently from a comrade in Bologna. I include it here for the benefit of Italian speakers on marxism-list. With my very limited knowledge of Italian, it took me quite a while to read it, dictionary in hand, but I think it's good and interesting--and relevant to the ongoing discussion about fascism, democracy, etc. --AT ---------------------------------------------------------------------- Cesarano La controrivoluzione antifascista <<L'antifascismo e' il peggior prodotto del fascismo.>> (Amadeo Bordiga) 1 Tra il 1917 e il 1923 il proletariato rivoluzionario tento' di realizzare nuovamente e per l'ultima volta il suo progetto storico di dittatura di classe sulla societa' per una trasformazione socialista e quindi comunista (transizione anti-mercantile al comunismo attraverso il socialismo inferiore) del modo di produzione e di vita. Questo movimento su scala europea, e in prospettiva mondiale, indebolito all'interno dall'ideologia gestionaria, se riusci' inizialmente ad affermarsi in Russia, rovesciando l'autocrazia zarista, venne represso in modo implacabile dagli altri Stati, tutti capitalistici, borghesi e democratici. In Germania e in Italia, il tentativo rivoluzionario fu stroncato in prima persona rispettivamente dal governo operaio socialdemocratico di Ebert-Scheidemann, e da quello illuminato e liberale di Giovanni Giolitti, con la collaborazione attiva in entrambi i casi delle grandi centrali sindacali. 2 Con l'enorme slancio produttivo ricevuto dalla Prima Guerra mondiale, la societa' capitalistica si avviava a sostituire in maniera definitiva i propri presupposti (verso la realizzazione del dominio reale del capitale: passaggio dal plusvalore assoluto al plusvalore relativo; trasformazione della legge del valore nella legge dei prezzi di produzione; concentrazione e centralizzazione dei capitali e delle aziende; sviluppo del capitale monetario finanziario e fittizio e generalizzazione del sistema del credito; scomparsa del borghese-capitalista in quanto personaggio storico, sostituito dal funzionario-capitalista; mistificazione del proletariato nelle classi medie; distruzione delle antiche classi medie e produzione delle nuove; formazione della comunita' materiale; definitiva conquista dello Stato da parte del capitale e sua metamorfosi da semplice <<comitato d'affari della classe dominante>> a impresa capitalistica, funzionario di enormi monopoli ed esso stesso monopolio-racket; statalizzazione dei sindacati, che si trasformano in apparati polizieschi di controllo sul lavoro e di gestione dell'economia; predominio del lavoro morto sul lavoro vivo in tutti gli aspetti della <<vita>> associata e all'interno dell'individuo stesso; <<antropomorfosi>> del capitale1. 3 A questo punto, la prima forma di democrazia rappresentativa, modo specifico di gestione nel periodo di dominio formale, e la sua politica, che mediava il conflitto costitutivo della societa' borghese tra interessi individuali e interessi generali, diventano inadeguate. Ora e' il capitale stesso che direttamente unifica gli uomini per sottoporli al suo dominio; la politica, da suo strumento per affermarsi contro il modo di produzione precedente (e proprio in questa lotta, era ancora possibile, nel quadro della democrazia, un qualche intervento autonomo della classe oppressa), diviene suo prodotto immediato per la mistificazione e l'oppressione diretta. La comunita' popolare (Gemeinshaft) nazi-fascista, orrendo sostituto della Gemeinwesen, realizzo', attraverso il corporativismo e l'apologia del lavoro, in quanto accessorio del capitale (unita' armonica capitale-lavoro), la mistificazione democratica (democrazia = potere del popolo)2. Se nel fascismo il principio democratico sembra annullarsi, e' perche' in realta' esso si invera. 4 <<(Il fascismo) non e' altro che la generalizzazione del dispotismo di fabbrica all'intera societa' capitalista. Le vere unita' riconosciute come operanti non sono piu' gli individui, ma le imprese, con la loro dualita' democratica padroni-operai, o capitale-lavoro. Con cio' stesso, il capitale vuol mettere in rilievo un aspetto di cooperazione al fine di negare la lotta delle classi. In fondo il fascismo puo' essere definito come una forma politica che gestisce una societa' e tende a negare il comunismo nel momento stesso in cui lo genera. Si tratta del potere politico del capitale. In questo senso, il fascismo non distrugge il dualismo; ma al contrario lo materializza e lo costituisce. Non e' - come si vorrebbe - la distruzione della democrazia, ma piuttosto il suo affinamento in forma di democrazia sociale. Infine, e' il mezzo atto a conciliare l'antagonismo tra capitale sociale e capitale particolare.>>3 Fascismo, nazismo, stalinismo, Fronti Popolari e New Deal organizzano, a diversi livelli, la fase centrale del passaggio, nell'area euro-nord-americana, dal dominio formale al dominio reale del capitale. <<=C8 attraverso il fascismo che il capitale ha realizzato il proprio accesso al dominio reale, in cui esso domina il suo aspetto lavoro. Il fascismo fu il movimento necessario al capitale per distruggere la forza del proletariato in quanto negazione del capitale e far trionfare il proletariato come essere di cui il capitale ha bisogno per realizzare il suo progetto vitale: di qui l'esaltazione del proletariato e la glorificazione del lavoro da parte dei fascisti (<<Il lavoro rende liberi>>, era scritto all'ingresso di Auschwitz). Ecco perche' il linguaggio fascista si e' generalizzato; sebbene il fascismo sia ormai un fatto del passato. (Il fascismo) si presento' come l'artefice, l'operatore, di una trasformazione sociale che doveva condurre l'umanita' al di la' del capitalismo; cosi' pure esso si levo' (per lo meno ai suoi inizi (Sansepolcristi e sa) contro il capitalismo come fenomeno mondiale (la lotta alle potenze plutocratiche).>>4 Di fatto, rese possibile la perfetta realizzazione del dominio reale del capitale e fu uno degli elementi essenziali della sua generalizzazione a livello mondiale. 5 Il fascismo, sintesi arcaico-avveniristica dell'<<irrazionale>> accumulato e compresso nella storia e dell'inesorabile <<ratio>> totalitaria della moderna macchina produttiva5, puo' e deve realizzare la mistificazione democratica e la <<comunita' del lavoro>> la' dove la negativita' operaia era andata vicina alla propria affermazione (Italia e Germania): contro la democrazia e il lavoro salariato, per la vera comunita' umana. In cio' esso fu un movimento controrivoluzionario, e anniento', col massiccio e incondizionato appoggio degli apparati statali democratici, l'autentica resistenza del proletariato, riuscendo a distruggere - per un arco storico che va ben oltre il quadro angusto del regime - le potenzialita' di superamento antiborghese proprie del movimento operaio tradizionale. Le <<organizzazioni storiche>> di quest'ultimo furono all'altezza dei tempi: mentre in Italia il <<patto di pacificazione>> stabilito dai <<socialisti>> non bastava a impedire un'accanita autodifesa, per alcuni anni, del proletariato, in Germania invece, nella ben diversa atmosfera degli anni Trenta, l'opera ancor piu' micidiale dello stalinismo avrebbe consegnato la vittoria ai nazisti quasi senza colpo ferire6. 6 Il potere al fascismo implicava pero' l'assorbimento totalitario di tutte le rappresentazioni politiche nello specchio deformante dello Stato del capitale, ed escluse quindi i politicanti borghesi, liberali cattolici e socialdemocratici. Dopo il conflitto del '39-'45, l'araba fenice della <<nuova democrazia>> sapra' a sua volta far proprie le tecniche dell'organizzazione, propaganda e pubblicita' fasciste dello spettacolo sociale e politico, ma alla fragile rigidita' dell'unico specchio (o con me o contro di me), riuscira' a sostituire un <<libero>> sistema labirintico di identificazioni prestabilite (o con me o <<contro di me>>, ma sempre con me). 7 L'affermarsi, all'interno, del fascismo, porto' con se' all'esterno, nella crisi socio-economica mondiale, la realizzazione delle necessita' espansionistiche dei capitalismi soffocati dalla <<pace>> di Versailles (Germania, Italia, Giappone), e cioe' la guerra alle democrazie occidentali. Nel quadro generale ormai controrivoluzionario, la guerra (genocidio il cui <<senso>> e' racchiuso nella repressione di Varsavia, condotta insieme da nazisti e stalinisti) non poteva costituire l'occasione per rompere, com'era avvenuto vent'anni prima, l'incatenamento dei lavoratori. L'opera dello stalinismo - dopo il banco di prova spagnolo - trionfava. La classe operaia si schiero' dalla parte dello <<Stato socialista>>, in lotta a fianco dei due piu' mostruosi colossi capitalistici, Gran Bretagna e America (l'asse Mosca-Washington eredita la funzione storica della Santa Alleanza ottocentesca Londra-Pietroburgo). 8 In tutta Europa le organizzazioni <<socialiste>> e <<comuniste>> si impegnarono poi fino in fondo nella guerriglia partigiana (dopo averla iniziata solo al seguito dell'aggressione statunitense), sacrificando le forze del proletariato nella <<Liberazione>> del territorio nazionale, in stretto collegamento con la propria borghesia <<progressista>> e con gli eserciti alleati (metodo di lotta condannato fin dal 1848 da Marx, secondo cui i proletari rivoluzionari non hanno patria e sanno di lottare, soli, contro il capitalismo della propria nazione, senza sperare o richiedere l'aiuto di altri Stati). La <<Resistenza>> che aveva visto nel fascismo, seguendo Gramsci, non il fenomeno storico mondiale d'avanguardia, ma la riscossa della piccola borghesia e dei <<baroni agrari>> - espressione dell'<<arretratezza>> italiana e del suo <<insufficiente>> sviluppo capitalistico -, identifico' la propria lotta con un nuovo Risorgimento - come se l'Italia, sede di un antichissimo capitalismo commerciale e anche manifatturiero, non avesse compiuto la propria rivoluzione democratico-borghese gia' da ottant'anni - e <<raccolse>> a tutto pro' dei padroni nazionali e degli invasori anglo-americani, il <<tricolore lasciato cadere nel fango dalla borghesia>> (Togliatti). Il 25 aprile gli operai salvarono le fabbriche dal sabotaggio dei nazisti per consegnarle agli sfruttatori di sempre. L'insurrezione armata fini' nella <<caccia all'uomo>> - al contempo, in Francia, la parola d'ordine dei <<comunisti>> era: <<A chacun son boche>>7 -, il cui simbolo <<festoso>> fu la macabra messa in scena conclusiva di piazzale Loreto. Insieme si compi' il massacro delle opposizioni allo stalinismo non integrabili nell'<<ordine nuovo>>. Caddero cosi' sotto le calunnie e il piombo dei partigiani democratici <<le quinte colonne di Hitler>>8, cioe' quei pochi internazionalisti e quei pochissimi anarchici che avevano avuto il disperato coraggio di opporsi alle ss al di fuori del cln e contro i convertiti dell'ultima ora, e poi di sabotare e denunciare apertamente l'avvento della Repubblica della sua Costituzione e delle sue Camere come il ritorno sotto altra forma del dominio precedente, mascherato di qualche illusoria liberta'. 9 Dopo la crisi, e nella continuita' reale di regime, la mistificazione e sconfitta del proletariato avvenuta in modo completo, le forme di terrore scoperto proprie del fascismo vengono dislocate nel museo degli orrori del capitale, sempre adatte, all'occorrenza, a tornare operanti. Alla temperie tragica del nazifascismo puo' succedere la farsa <<permissiva>> della democrazia cristiana e socialista. La Repubblica <<nata dalla Resistenza>> cerco' infine di portare a compimento il contenuto del programma socioeconomico fascista, ma rivestendolo di un involucro politico-spettacolare ancora piu' complesso e perfezionato. Oggi piu' di ieri il connubio operai-capitale si realizza attraverso il sindacato, la cogestione e l'apologia controrivoluzionaria del lavoro. 10 Nella presente atmosfera cupa si apprestano nell'ombra le bande degli sfondatori di teste. Fascisti e <<antifascisti>> raffinano le spranghe. All'aperto, crepita la grancassa dei vecchi e nuovi partigiani: <<W la Resistenza, W l'Unita' Nazionale, W Garibaldi, De Gasperi e Togliatti!>>; <<W Badoglio e il coraggioso Emanuele!>>, urla stralunato Sogno; <<W don Minzoni!>>, tuona la vipera Fanfani; <<Secchia, Secchia!>>, ringhiano ottusi Capanna e Corvisieri; <<Curiel, Curiel!>>, ribatte Berlinguer. Persino Almirante, il fucilatore, arringando nuovi plotoni, sentenzia che: <<La Liberazione e' patrimonio della coscienza democratica di tutti i veri Italiani>>. C'e' una disputa accanita sui colori: chi giura sui martiri capitalizzati che ve n'era uno di fondamentale; il rosso; chi, piu' <<lucido>>, spergiura, anche sulle tombe di famiglia, che i colori erano e sono tre, senza possibilita' di sottrazione: il bianco, il rosso e il verde. 11 Alla turpe <<credibilita'>> dei mediocri attori, nella maggior parte ex fascisti essi stessi, attualmente (o fra non molto) al potere, fa da supporto la liturgia mortifera degli acefali spaccateste <<neo-partigiani>>. Il vero nemico sarebbero dunque i guastatori del msi e dei suoi gruppuscoli, o i rottami del naufragio democristiano, e non la reale dittatura anonima del capitale e del suo Stato, non i sindacati e tutti i partiti, guardiani del lager sociale, non l'interiorizzazione degli imperativi dell'economia politica, non la struttura carceraria della vita quotidiana. La ripetizione in chiave se possibile peggiorata della tragedia dei loro <<eroi>>, la <<guerra per bande>>, mentre all'orizzonte si profila inequivocabile la crisi definitiva del sistema, realizza l'attuale progetto capitalistico della guerra civile in vitro9 (cfr. Irlanda del Nord), pilotata dalla classe dominante e da tutti i suoi falsi oppositori <<di sinistra>> e <<di destra>> per deviare su obiettivi illusori la rabbia proletaria, recuperandone il potere di negazione, con lo scopo di prevenire e arginare la vera guerra, finalmente possibile e sempre piu' necessaria, dopo il risveglio gioioso del Maggio francese. Tutti i contro-poliziotti, torvi segugi e persecutori allucinati delle varie <<trame>>, combattono l'<<eversione fascista>> per stroncare sul nascere l'eversione rivoluzionaria. 12 <<=C8 ancora necessario dilungarsi in commenti sull'abbandono, da parte di tutte le varianti del marxismo attuale, del progetto di Marx? In urss, in Cina, a Cuba, cosa c'e' di comune con la costruzione dell'uomo totale? Poiche' la miseria in cui si alimentava la volonta' rivoluzionaria di un superamento e di un cambiamento reale si e' attenuata, una nuova miseria e' arrivata, fatta di rinunce e di compromissioni. Abbandono della miseria e miseria dell'abbandono. Non e' forse il sentimento di aver lasciato che il suo progetto si frammentasse e si realizzasse a brani che giustifica il motto arguto di disinganno di Marx: "Io non sono marxista"? Perfino il fascismo immondo e' una volonta' di vivere negata, ritorta, come la carne di una unghia incarnata, una volonta' di vivere divenuta volonta' di potenza, una volonta' di potenza divenuta volonta' di obbedienza passiva, una volonta' di obbedienza passiva divenuta volonta' di morte. Perche' cedere di un pollice sul qualitativo e' cedere sulla totalita' di esso. Bruciare il fascismo e sia, ma che la stessa fiamma dia fuoco alle ideologie senza eccezione e ai loro valletti.>>10 Note 1 Cfr. Jacques Camatte, *Il capitolo VI inedito del Capitale e l'opera economica di Karl Marx* 2 Cfr. Gyorgy Lukacs - Amadeo Bordiga - Jacques Camatte, *La mistificazione democratica* 3 Jacques Camatte, Il capitolo VI , cit., p. 178. 4 Ibidem, continuazione della nota a p. 154. 5 Cfr. Wilhelm Reich, *Psicologia di massa del fascismo*, e parallelamente le analisi della Scuola di Francoforte e della Sinistra comunista d'Italia. 6 In realta', in Germania, dopo gli anni rivoluzionari (1918-'23), continuo' fino all'avvento del Terzo Reich a manifestarsi una capillare insubordinazione contro l'ordine capitalistico, ma l'opera congiunta di socialdemocrazia, stalinismo e nazismo (le repressioni parallele di Mussolini impallidiscono di fronte all'implacabile e metodica eliminazione fisica di qualunque avversario politico di sinistra, da parte di Hitler: circa un milione di morti) rese impossibili, alla presa del potere (1933), episodi di resistenza proletaria aperta, di massa e organizzata, come invece era avvenuto in Italia. Di contro per una critica rivoluzionaria di Bordiga e degli Internazionalisti, v. varie opere di Camatte. 7 <<A ciascuno il suo crucco!>>. 8 La reale alternativa rivoluzionaria si manifesto' allora debolmente (p. es. in lotte chiaramente anticapitaliste oltre che antifasciste come alcuni scioperi nel Nord Italia). A causa dello spietato regime di occupazione nazista, della propaganda e della pratica bassamente nazionaliste dei partigiani mancarono allora in modo totale le condizioni dell'emergere dei contenuti rivoluzionari: disfattismo contro e dentro gli eserciti, fraternizzazione tra soldati nemici e tra soldati e popolazione in rivolta (nella gran parte della Russia occupata dagli Imperi Centrali nel 1917, il partito bolscevico e le altre correnti rivoluzionarie non proclamarono alcuna <<resistenza>> ma la disfatta dell'esercito russo e la fraternizzazione col <<nemico>>, che infatti riporto' in patria la rivoluzione); le uniche eccezioni di cui siamo a conoscenza furono il gruppo Arbeiter und Soldaten sorto in Francia tra le truppe tedesche, e la limitatissima azione del Partito Comunista Internazionalista in Italia. 9 Con relativa produzione del <<tipo>> sub-umano, carogna neutra automatizzata adatto a combatterla. 10 Raoul Vaneigem, *Saper vivere. Trattato ad uso delle giovani generazioni*, seguito da *Terrorismo o rivoluzione* e altri scritti, cicl., Genova, maggio 1973. Appunti sulle forme 1 La critica della politica e' una critica della memoria culturalizzata e retrospettiva delle forme di lotta sconfitte sul campo e sussunte dalla controrivoluzione quali momenti rappresentativi dello scontro. 1.1 Funzione della memoria e' di dimenticare: le <<amnesie>> selettive costituiscono, per negativo, il contorno e lo spazio del rimosso su cui quanto e' ritenuto si carica di valore. Le forme di lotta memorizzate si valorizzano sul seppellimento della ragione <<genetica>> cui le motivazioni particolari e occasionali furono sottese. 1.1 La critica della funzione simbolica quale matrice radicale d'ogni valorizzazione fonda la ragione del comunismo. Solo la critica radicale dell'alienazione radicale spezza la dinamica ciclica di un <<modo di pensare>> automaticamente sussunto, in funzione di rinforzo e di nuova ridondanza, al modo di prodursi/riprodursi della comunit=E0 fittizia. 1.1.1 Ogni economia vigente nel sociale e' metaeconomia. Essa non regola il rapporto concretamente naturale fra specie e Umwelt, ma si instaura quale codice di un discorso sul rapporto specie individua/mondo eteronomo, discorso che distanzia il referente dietro l'ostensione polarizzatrice di segni e simboli. 1.1.2 Ogni metalinguaggio e' funzione di una perdita, insieme, d'oggetto e di soggetto: autonomizzazione per sé meccanicamente perfetta del medium. 1.1.3 L'autonomizzazione del medium <<materializza>> i codici simbolici in esso veicolati quali orizzonte referenziale fittiziamente concreto (<<seconda natura>>). La referenza primaria, naturale, scompare formalmente; la persistenza del nesso generativo ivi inerito non si manifesta se non mediandosi lungo l'iter predeterminato e preformante della modellazione simbolica, e/o (in una dialettica che assume in sé funzione generativa) aprendosi la via <<al di sotto>> della modellazione simbolica formalmente sancita dal codice sociale, lungo l'iter dell'esperienza emotivo-affettiva (individuale e tendenzialmente comunitaria a un tempo) ad essa sottesa. 1.1.4 Nessun codice (sistema di segni e/o simboli), pur meccanicamente coerente per sé, e' sufficiente in sé. Esso si situa (e si giustifica) in correlazione con altri codici e sistemi di codici sovra o sottostanti, giustapposti o contrapposti. 1.1.5 La relazione fondamentale fra ogni codice e ogni altro e' una relazione di differenza specifica. La differenza non esclude ma al contrario rafforza interazioni e retroazioni. 1.1.6 La relazione funzionale di vicendevole co-determinazione vigente tra codici (e sistemi di codici), fondata sulla differenza specifica, e' manifestazione prasseologica della funzione simbolica. Detto altrimenti: la funzione simbolica e' coglibile, nella sua fattualit=E0 operativa, esclusivamente nel contesto globale, generalizzato, dell'interrelazione fondamentale dei distinti codici e sistemi di codici. 1.1.6.1 In un primo movimento, la funzione simbolica e' coglibile esclusivamente per via intuitiva: poiché essa determina e modella ogni modo di percepire e di comunicare, nessun <<punto di vista>>, nessun approccio e nessuna metodologia pu=F2 collocarsi all'esterno di essa. Ci=F2 che consente l'intuizione del modo d'operare della funzione simbolica e' d'altra parte sostanzialmente connesso alla natura essenzialmente dialettica del corpo combinato, di cui la funzione simbolica e' la matrice sensibilmente sovra-individuale: sociale. Emergence della Wo/Men Gemeinwesen ******************************************** HTTP://LINUX1.CISI.UNITO.IT/LUTHER HTTP://WWW1.IOL.IT/SEXOL/SITUSADE.HTML ******************************************** --- from list marxism-AT-lists.village.virginia.edu --- ------------------
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